Ciò che spesso non si dice del Nobile Ottuplice Sentiero è che gli elementi, come i semi in un orto, dovrebbero essere piantati insieme. Non c’è visione senza la parola, nessuno sforzo senza presenza mentale, nessuna concentrazione senza sussistenza. Il Sentiero, dunque, impone innanzitutto una disciplina o, per tradurla immediatamente nei nostri intenti interpretativi, una pratica. Un sentiero è soprattutto l’invito a percorrerlo, ti chiama a sé come fa ogni oggetto di design che si rispetti attraverso quella che lo psicologo J. J. Gibson definiva “una affordance” – una forma del mondo che “ti dice” già come dovrebbe essere utilizzata. La sedia ti dice di sederti, la maniglia ti dice “usami”, un sentiero ti dice di cambiare strada.
Otto pratiche, dunque, che sono connaturate negli oggetti facenti parte del progetto ed invitano a cambiare la postura con cui stiamo al mondo quotidianamente: non solo più responsabilmente, parola abusata, ma più attivamente. JoeVelluto Studio si impone un compito difficilissimo: darsi un principio esemplare che ancor prima di essere applicato alla pratica del design – che ha caratterizzato la storia dello studio – dovrebbe guidarci nel nostro percorso quotidiano di esseri umani. Cos’hanno a che fare il linguaggio interiore o la capacità di sgombrare la mente o ancora il corretto impegno con i vent’anni di oggetti prodotti e autoprodotti presentati con questo progetto? Il design, riportato al suo significato originario, è la capacità di cristallizzare un’intera visione del mondo in un unico elemento. Il design, avrebbe detto Wittgenstein, è un gesto. È in questo gesto che dietro a ciò che ci appare semplicemente “un prodotto” (termine orribile e abusato nelle discipline del design) ci sono in realtà tutte le otto formalità del sentiero delle Nobili Verità, ovvero la tendenza alla perfezione. Si può raggiungere la perfezione? Non è per nulla importante, né nel buddhismo, né nel design: ciò che importa davvero è la capacità e la volontà di approssimarci a questa perfezione, di tendere verso di essa mettendo in discussione, ogni giorno, ogni strada che ci porti lontano dal compito straordinario dello sforzo morale collettivo e individuale, non solo mentale, ma anche fisico, che porta al benessere vero e condiviso che chiamiamo, un po’ romanticamente, liberazione.
Otto punti, otto video sviluppati in collaborazione con Fabrica, che hanno la funzione della traduzione di concetti e oggetti in eventi e altre questioni prettamente metafisiche: il mondo non è solo tutto ciò che accade, ma anche le rappresentazioni e le possibilità alternative a questo accadere. Tutte le volte che vediamo un oggetto, “un pezzo” di design, dobbiamo per prima cosa chiederci non tanto come mai questo o quest’altro siano fatti così, ma soprattutto perché non siano fatti in un altro modo o come sarebbero potuti stare altrimenti. Un oggetto, come una parte del Nobile Sentiero, è principalmente un modo dell’essere: una sequenza lineare di graduale miglioramento per fasi spirituali sempre più raffinate. Non si confonda, tuttavia, il mezzo con l’obiettivo: guai! I mezzi per percorrere il sentiero non hanno nessun valore in sé; e allora eccolo, un po’ nascosto, il senso più profondo di questa mostra – gli oggetti, come gli umani, sono transeunti. Un approccio buddhista al design non solo è più sostenibile, ma più ironico: tutto, proprio tutto, prima o poi scomparirà. Si tratta solo di capire come alleggerire al minimo il nostro peso nel mondo in cui agiamo come umani e ovviamente come progettisti.
Leonardo Caffo
29 ottobre 2020
Una profonda riflessione in forma di flashback dal futuro sull’essere umano di oggi, partendo da una visione più offuscata del mondo odierno per arrivare ad una sempre più nitida verità che si rivela attraverso il cambiamento e l’evoluzione dell’uomo stesso nella sua consapevolezza, affidandosi alla creatività come modello circolare dinamico, in sintonia con i “ritmi naturali e le variabili di cui ognuno di noi è parte integrante”. Fabrica (Jacopo Brunello, Mei Ling Girault, William Grotto, Guilherme Vieira), 2021. Con Gianmarco Busetto. Regia: Guilherme Vieira. Testo: JVLT.
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Leonardo Caffo
Filosofo, curatore e docente universitario.
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